Anatomia dei punti sensibili testa e collo

Lo studio dell’anatomia dei punti sensibili del corpo umano fa parte del bagaglio di ogni praticante. Alcune discipline sono più specializzate, ma in generale non si può prescindere dalla conoscenza del bersaglio affinché una qualunque tecnica risulti efficace e produca gli effetti auspicati.
Prima però di addentrarci specificatamente nello studio di esse dobbiamo fare delle dovute premesse.
La prima è di avere ben presente a cosa si va incontro quando si utilizzano talune di queste tecniche:
Alcune di esse sono potenzialmente letali  o possono causare lesioni gravi e gravissime. Quindi non usatele se non in caso di pericolo di vita e soprattutto, se siete digiuni di diritto, leggete questo articolo di wikipedia che vi darà una panoramica di facile comprensione.

Teniamo anche presente che:
La possibilità di colpire aree piccole e ben delimitate è riservata allo studio accademico. In un ipotetico scontro reale la possibilità di colpire con precisione un determinato bersaglio è molto molto bassa. Questa difficoltà nasce da una serie di processi fisiologici dell’aggredito in primis, che sotto l’effetto dell’adrenalina/noradrenalina perde la capacità dei movimenti fini e in secondo luogo dal fatto che l’avversario non sta fermo a prendersi un colpo, si muove, si copre, para, devia o schiva. Tuttavia in alcune situazioni si può presentare l’opportunita e pertanto vale la pena studiarli e conoscerne gli effetti.
Un’altra incognita riguardo alcuni di questi punti è dettata dalla sensibilità individuale al dolore. Questa può variare sia geneticamente, sia a causa di sostanze psicotrope quali alcool o droghe che inibiscono la sensibilità tanto al dolore quanto al danno. L’adrenalina stessa ha un effetto anestetizzante, tanto che a volte ci si accorge delle ferite solo a scontro finito. Il corpo umano inoltre ha una serie di capacità di cui siamo poco consapevoli. Chiunque si sia rotto un osso sa che all’inizio si sente il suono della frattura, ma il dolore arriva dopo qualche tempo. Stessa cosa per tagli profondi, come il caso dell’amputazione netta. Qui il corpo reagisce allo shock limitando il sanguinamento e inibendo il dolore susseguente. Sono processi al di fuori del nostro controllo, ma la natura ha provveduto a far sì che le possibilità di sopravvivenza siano al massimo in ogni circostanza.
Infine, aggiungiamo che non basta sapere dove colpire, ma anche come e con quanta forza. 
Ci sono punti più sensibili alla pressione o alla manipolazione in determinate direzioni e altri che sono protetti da strutture ossee o cartilaginee. Altri ancora sono posti in profondità nel tessuto.
Classicamente si riconoscono circa 108 punti vitali, ma molti di questi si basano sullo studio dell’agopuntura, con la conseguenza che la loro efficacia diventa poco dimostrabile scientificamente.
Ci limiteremo quindi a quelli che si possono dimostrare e a quanto si può testare con cautela su sè stessi.
A causa della lunghezza dividerò gli articoli riguardanti l’anatomia in più parti.
Iniziamo dalla testa.
Prima di tutto una breve dissertazione. La scatola cranica è un insieme di ossa la cui funzione è quella di proteggere la parte più vitale dell’organismo, il cervello. A causa di ciò e della sua forma sferica, il cranio risulta essere un bersaglio molto duro. Il solo motivo per il quale si riesce a fare danni su questo bersaglio è la trasmissione dell’onda d’urto che scuoterà il cervello all’interno di esso e conseguentemente provocherà danni cerebrali, ematomi, trauma cranici o emorragia cerebrale. Oltre a ciò esistono bersagli e strutture molli che appartengono a questa area anatomica e che sono esterne ad essa, quindi facili da raggiungere e in grado di porre fine al combattimento in fretta.
Passiamo ai singoli punti.
– La fontanella bregmatica
Si trova sulla sommità del capo, in linea centrale, oltre la fronte. Questa è la congiunzione tra le ossa parietali e l’osso frontale. Nei bambini appena nati è ancora aperta e si salda solo durante i primi mesi di crescita. A causa di ciò risulta essere la parte più fragile del cranio. La fragilità crescendo è relativa, tuttavia un forte colpo può essere sempre fatale. Sotto questo punto si trova l’area del cervello nota come “motore sensoriale” che controlla ad esempio l’articolazione delle braccia e delle gambe e ancora più in profondità si trova il chiasma ottico, l’incrocio dei nervi ottici. Colpendola con forza  si può far svenire l’avversario oltre a provocargli cecità temporanea e altri effetti.Si colpisce verticalmente e risultano efficaci i pugni a martello, dati cioè con la parte del pugno che va dalla base del mignolo fino all’inizio del polso oppure con i gomiti.
– Tempie
Questa è un’area molto pericolosa a causa del fatto che un colpo qui potrebbe provocare la rottura dell’arteria temporale con susseguente emorragia e morte. L’arteria passa appena davanti all’orecchio come si può vedere nell’immagine sottostante. Si può colpire con quasi tutte le parti della mano del piede, gomiti o ginocchia essendo un bersaglio in piena vista.
arteria temporale
– Occhi
Su questo bersaglio non c’è necessità di prolungarsi, non dal punto di vista anatomico. Per quanto riguarda come colpirli invece va fatta qualche considerazione. Si possono premere con i pollici avanzando, in questo modo la testa del bersaglio verrà spinta all’indietro impedendogli di avanzare a sua volta. Utile per esporre la parte bassa del corpo che rimarrà inarcata in avanti quali genitali o ventre da colpire con le ginocchia.
Si possono colpire con la punta delle dita, molto pericoloso a causa del fatto che si possono produrre lesioni permanenti gravissime oppure si possono colpire sempre con la punta delle dita a mò di schiaffo. Anche in questo caso il rischio di lesione è altissimo per la presenza delle unghie che possono tagliare il tessuto di cui è fatto l’occhio come fosse burro.
-Radice del naso
Questo è il punto in cui il naso si attacca alle sopracciglia. Si tratta di un osso, e non di cartilagine come il resto del naso. Inoltre si salda al cranio attraverso una frattura che passa sotto le orbite oculari. Un colpo in questa zona oltre ad essere terribilmente doloroso, provoca spesso emorragie tanto nasali quanto oculari oltre che lacrimazione e disturbi visivi. Difficile continuare a combattere se il colpo è stato abbastanza forte e preciso. Il vantaggio di colpire questa zona anzichè altre parti del naso è appunto il fatto che essendo un osso, non sottostà ad una motilità che spesso è presente in chi pratica arti da ring e che hanno una struttura deformabile capace di assorbire il colpo. Si colpisce dall’alto a 45 gradi circa in direzione della base delle orecchie in modo che anche l’onda d’urto si propaghi sulla colonna vertebrale pienamente. Il modo migliore per colpirlo è col taglio della mano portandosi lateralmente all’avversario.  Non sono rari i casi di svenimento.
– Punta del naso
Questo è un bersaglio controverso. In alcune persone, vedi considerazione sopra, a causa di una certa mobilità potrebbe non dare adito ad alcun effetto importante. In chi ha una cartilagine rigida può provocare dolore e lacrimazione, ma non molto importante, in combattimento potrebbe anche essere del tutto inefficace.
Al contrario risulta un ottimo colpo se portato dal basso a 45 gradi verso l’alto. Qui un po’ di leggenda e folclore che tanto leggenda non è. Si dice che colpendolo in questo modo le cartilagini nasali possano essere spinte fino al cervello causando il decesso istantaneo. Vero, tuttavia come si può ben immaginare, un colpo simile riuscirebbe una volta su un milione e richiederebbe una forza e un’angolazione estremamente precisa. Il più delle volte si rompe semplicemente il naso. Risulta invece utile sapere che tra il naso e il labbro, lì dove si uniscono c’è un punto estremamente sensibile. Basta mettere un dito per lungo e spingere verso l’alto e l’avversario a causa del dolore muoverà la testa nel tentativo di liberarsi. Utile per spezzare una presa in caso di corpo a corpo. In questo punto ci sono terminazioni nervose del ganglio sfeno paladino che in caso di colpo provocano molta lacrimazione e un dolore intenso. Anche per questo punto il taglio della mano a 45 gradi verso l’alto ponendosi lateralmente rispetto all’avversario.
-Orecchie
Utilissima la tirata d’orecchie che abbiamo ricevuto fin da bambini (ridendo dicere verum dicevano i latini) è senz’altro dolorosa, ma l’orecchio contiene al suo interno l’apparato vestibolare, la cui funzione è quello di mandare al cervello informazioni sul nostro equilibrio. Sebbene situato ad una certa profondità, c’è un modo per alterarlo e consiste nel colpire le orecchie con la mano a coppa. Se avete ricevuto uno schiaffo simile sarete sicuramente caduti per terra o avrete avuto molta difficoltà di coordinazione. Mettendo la mano a coppa infatti al momento dell’impatto si creerà una bolla d’aria che verrà spinta attraverso il canale uditivo fino a danneggiare tale apparato. Il danno è solo temporaneo, ma attenzione, potrebbe anche diventare permanente se si rompono i timpani, cosa piuttosto frequente. In questo caso si aggiunge anche emorragia e sordità.
– Base dell’orecchio
Il punto in questione è situato appena sotto l’orecchio dietro al lobo. Qui è preferibile premere piuttosto che colpire, infilando la punta delle dita e premendo verso l’interno e verso l’alto. Utilissimo per liberarsi da prese in quanto il dolore è davvero lancinante.
– Sotto la mandibola
Se infiliamo un pollice o la punta delle dita sotto la mandibola nella parte che va dal mento alle orecchie, a circa metà strada troveremo un punto decisamente doloroso. Anche questo punto è più facile da manipolare che da colpire, e la direzione è verso l’alto e al centro della testa.
-Mandibola
I colpi alla mandibola possono causare due effetti principali, la rottura della stessa o uno shock che causa il knock out, spesso entrambi assieme. Ci sono due punti specifici per colpirla efficacemente, sulla punta o lateralmente, all’incirca, tirando una linea verticale, dove finisce l’occhio. Se il bersaglio è la punta, tipico colpo da pugilato che causa appunto il knock out, bisogna colpire diritto a 45 gradi verso l’alto. questo causa un contraccolpo che scuoterà il cervello e con questa angolazione la testa non avrà modo di assorbire l’impatto essendo  nella direzione di una ridottissima mobilità della colonna vertebrale. L’arma da usare è il palmo della mano, gomiti, ginocchia e calcio frontale. Se invece si colpisce lateralmente, a seconda della parte anatomica che useremo per colpire, è facile provocane la rottura. Il knock out invece in questo caso avverrebbe per la forte rotazione improvvisa del collo con conseguente scuotimento del cervello. Più efficace in questo caso l’uno due (gancio destro e sinistro) che provoca uno scuotimento in direzione opposta veloce e potente.
-Collo posteriore
Il bersaglio in questione è la nuca. Come è noto un colpo in questa zona causa lo svenimento immediato, non a caso è stato da sempre il colpo preferito dai rapinatori e da chi  attacca all’improvviso con lo scopo di rendere inerme la vittima. Qui ci sono due bersagli, l’atlante, ossia la prima vertebra della colonna vertebrale e l’incrocio tra i muscoli sternocleidomastoideo e trapezio ai lati dell’atlante. Se il bersaglio è la vertebra e la colonna vertebrale il modo migliore per colpirla è facendo scivolare il colpo dal basso verso l’alto, come si faceva un tempo in campagna per stordire i conigli prima della macellazione. Colpendo in questo modo non è necessario usare molta forza, anzi, è proprio consigliabile non farlo visto che oltre alla rottura della vertebra stessa si rischia di danneggiare il midollo allungato e provocare la morte. Ai lati dell’atlante invece sono efficaci i colpi sempre verso l’alto me in direzione tempia opposta. Questa angolazione provoca una forte vibrazione che causa lo svenimento a causa dello scuotimento del cervello. In tutti i casi, pugno a martello, taglio della mano, gomiti e calcio circolare sono le parti con cui portare il colpo.
-Collo laterale e frontale
Qui abbiamo diversi punti con effetti differenti. Frontalmente troviamo l’osso ioide e la faringe. In seguito ad un colpo nel caso dell’osso ioide si può provocare la rottura dello stesso e la morte. Un colpo più in basso provoca invece il collasso della faringe e la temporanea impossibilità di respirare. Spostandoci lateralmente abbiamo altri due bersagli, il muscolo sternocleidomastoideo, che è quello che da dietro l’orecchio arriva allo sterno e l’arteria carotidea che passa tra l’osso ioide e lo sternocleidomastoideo.
All’interno del muscolo mastoideo passa il nervo vago accessorio mentre accanto ad esso il nervo vago vero e proprio. Colpendolo, il muscolo si contrae interagendo con questi nervi che regolano tra le altre cose la frequenza cardiaca. Il lato destro è più sensibile di quello sinistro e stimolato produce bradicardia. Il lato sinistro invece, seppur meno sensibile, può provocare un blocco atrio-ventricolare.
L’arteria carotidea invece ha il compito di irrorare di sangue il cervello provvedendo al suo nutrimento e alla sua ossigenazione. Un colpo in questa sede, sempre per la contrazione dei muscoli circostanti, provoca un temporaneo blocco del flusso sanguigno e di conseguenza lo svenimento a causa della mancanza di ossigeno.
Questi ultimi due punti, il vago e la carotide, sono bersagli degli strangolamenti rispettivamente nervoso e sanguigno. Quello nervoso si ottiene strofinando con le nocche lo sternocleidomastoideo e i muscoli laterali ad esso utilizzando una presa sul collo della giacca o del tradizionale gi come ben sanno tutti i judoka. Quello sanguigno non necessita di strofinamento, ma solo di pressione. In genere lo svenimento si ottiene dopo circa 8-10 secondi ed è molto pericoloso protrarlo per più tempo potendo produrre lesioni cerebrali gravissime e la morte nel caso di mancanza di ossigeno per alcuni minuti.
Chiudiamo con una considerazione, molti di questi colpi non sono allenabili in palestra data la loro pericolosità, e questo è il motivo per cui ho aggiunto ad ogni singolo punto delle informazioni di anatomia seppure elementare.
Massima prudenza sempre.

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