Difesa Controistintiva

Col termine difesa controistintiva ci riferiamo a quella serie di movimenti che all’inizio vanno contro il nostro naturale istinto difensivo ma che ci permettono di fronteggiare meglio talune situazioni e uscirne con meno danni rispetto a quello che normalmente faremmo.
Il nostro sistema nervoso centrale risponde a determinate situazioni in modo automatico.
A volte questo automatismo risulta corretto, altre volte risulta inadeguato. Prendiamo qualche caso e vediamone la dinamica.

Tirata d’orecchi
Torniamo un attimo bambini, un adulto ci prende per le orecchie strizzando e tirando verso l’alto.
Ci sono due fattori, uno psicologico e l’altro fisiologico che lavorano assieme. Psicologicamente, trattandosi di un adulto, spesso autorevole (genitore ad esempio o fratello maggiore) abbiamo un’inibizione a lottare.
Il fattore fisiologico invece ci spinge ad alleviare il dolore provato, quindi come reazione automatica ci solleveremo sulla punta dei piedi in direzione della trazione.
Problema… ad un certo punto non potremo sollevarci oltre e rimarremo così alla mercè del tiratore d’orecchi in una posizione che non ci consente neppure di muovere un passo senza timore che la cartilagine si stacchi dalla testa.
Se ci afferrano per un  orecchio, la risposta corretta sarebbe sollevare il nostro braccio e appoggiare il nostro gomito sul bicipite dell’aggressore impedendogli di fatto di esercitare la sua trazione. Se siamo poi abbastanza bravi da farglielo ruotare verso il centro del suo corpo riusciremo anche a metterlo in una posizione debole e a manipolarne l’equilibrio.

Strangolamento da dietro con corda o cintura
Oggigiorno questo tipo di aggressione è fondamentalmente scomparso, ma nel 1800, specialmente in Francia, era diventato una piaga sociale. Funzionava più o meno così, una donna complice distraeva la vittima mentre l’aggressore compariva alle sue spalle avvolgendogli una corda o una cintura attorno collo. Appena agganciato l’aggressore si girava caricandosi la vittima sulle spalle come fosse un sacco.
La reazione della vittima era sempre la stessa, per allentare la pressione sulle vie respiratorie si sollevava aiutando di fatto l’aggressore a caricarselo sulle spalle. Nell’ipotesi migliore una volta svenuto l’aggressore mollava la presa, nella peggiore lo teneva sospeso fino a morte per asfissia.
Per lo strangolamento anzichè sollevarci la nostra miglior difesa consiste del lasciarci cadere al suolo con tutto il peso trascinandoci dietro l’aggressore. Se eseguita correttamente questa manovra produrrà una proiezione, in caso contrario ci darà comunque modo di ruotare e metterci in una posizione più favorevole e meno pericolosa per la nostra incolumità consentendoci di respirare.

Morso
Anche in questo caso, chi subisce un morso tenta di allontanare il corpo dall’aggressore, sia esso umano o animale. Il meccanismo è lo stesso dell’aver toccato un oggetto bollente, non si riflette, il corpo agisce automaticamente allo stimolo. Risultato, se il morso è forte tirando lasceremo tra i denti dell’aggressore un brandello di carne e inizieremo a sanguinare.
La soluzione corretta a questo tipo di attacco consiste nello spingere verso la bocca dell’aggressore. Se ci ha morso in una parte del corpo larga, spingendo gli impediremo di respirare occludendogli naso e bocca, se invece ci ha morso un braccio o una mano, spingendo sfrutteremo il suo sistema nervoso che lo indurrà ad aprire la bocca e allontanarsi dal pericolo di lussazione della mandibola.

Pugno Improvviso
A meno di non essere allenati anche in questo caso la prima reazione del corpo è l’allontanamento.
Va benissimo se accompagnato dallo spostamento dei piedi o da una corretta postura del corpo, ma in un individuo poco o nulla avvezzo il risultato è che si muove solo la parte superiore del corpo mentre il resto rimane inchiodato sul posto. A peggiorare la situazione c’è che da questa posizione non avremo abbastanza forza nè agilità per riportarci in guardia, muoverci o contrattaccare efficacemente, entrando di fatto in una specie di blocco motorio.
Il modo migliore quando il pugno non è evitabile è coprirsi ed entrare dentro l’attacco o fuori da esso ma avanzando. Funziona infatti come la difesa da bastone, la parte più pericolosa è la punta, dove la forza centripeta raggiunge il suo massimo dell’ efficacia, mentre la parte attaccata alla mano è praticamente priva di pericolosità. Idem per il pugno.

Queste sono solo alcune delle situazioni in cui la reazione primaria difetta di efficienza, ma ci insegna una cosa.
Il nostro corpo è strutturato per fuggire al dolore, sia esso fisico o psicologico, non importa, siamo fatti così.
Con questo non intendo dire che dobbiamo rincorrerlo o diventare dei masochisti, sarebbe altrettanto insensato, ma è necessario studiare o meglio, studiarci nelle nostre reazioni ed imparare lentamente a trovare uno spazio in cui l’automatismo sia controllabile.
L’allenamento in coppia aiuta molto, cercando di essere meno collaborativi rispetto al solito, ovviamente sempre in sicurezza. Sperimentate attacchi inusuali, scoprirete  molte reazioni automatiche inefficienti e riuscirete a modificarle un po’ alla volta.
Ricordate che non si tratta di avere una risposta ad ogni singolo stimolo, lo scopo è conoscere il vostro corpo e il modo in cui reagisce, la tecnica viene dopo in seconda battuta e in modo automatico.
Buon lavoro a tutti

 

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