Distruggere l’equilibrio

Distruggere l’equilibrio dell’avversario è una delle strategie più efficaci in qualunque forma di combattimento. Si tratta di qualcosa appartenente alla lotta istintiva, tanto che anche i cuccioli appena nati, a qualunque specie animale appartengano, tendono a capovolgere, spingere e far cadere i propri fratelli. In alcune discipline questa strategia è stata elevata ad arte e non senza ragione.
Abbiamo introdotto alcuni concetti sull’equilibrio in questo articolo, se non lo avete letto fatelo ora in modo da averli in mente.
A questo punto introduciamo due nuovi concetti, la linea centrale e i punti di controllo, di entrambi approfondiremo nei prossimi articoli la loro importanza e le varie applicazioni.
La linea centrale è quella linea che attraversa il corpo umano dalla fontanella bregmatica al perineo, per chi è  digiuno di anatomia, dalla sommità della testa allo spazio tra ano e genitali. Questa linea ideale passa attraverso il centro di gravità cadendo all’interno della base d’appoggio posta tra i piedi.
Chi pratica arti marziali quali il wing chun, lo xing yi ma in generale chiunque abbia approfondito la propria disciplina, qualunque essa sia, avrà avuto modo di comprenderne l’estrema importanza.
Nella distruzione dell’equilibrio la linea centrale è l’asse contro il quale siamo meno efficaci.
Infatti è la linea perfetta per le percussioni ma non per le manipolazioni dell’equilibrio. Facciamo un esempio pratico. Se spingiamo con una mano contro il centro del petto, il corpo avversario sarà in grado di resistere con una certa facilità (a meno che non siamo molto più forti e pesanti dell’avversario).
Per contro, nelle tecniche di percussione, calci pugni ecc. la nostra intera forza si scarica nel corpo avversario proprio a causa di questa resistenza naturale. Si può fare una prova empirica utilizzando una semplice porta di casa (per carità, non rompetela). Se la colpiamo al centro, tutta la porta vibrerà, ma si muoverà molto poco.
Se invece la colpiamo sul lato della maniglia questa si muoverà molto fino a sbattere o scardinarsi, ma vibrerà molto meno.
La stessa cosa succede al corpo umano e qui introduciamo il concetto di punti di controllo.
Questi punti sono posti alle estremità del corpo umano o in posizione laterale rispetto ad esso.
Si tratta di quei punti in cui applicando forza costringiamo l’intero corpo a muoversi.
Non stiamo parlando di punti di pressione che sono un’altra cosa, questi ultimi sono quelli che premuti o colpiti provocano dolore e conseguentemente un riflesso difensivo per sfuggire, ma ce ne occuperemo in una sezione apposita.
Quelli di cui invece ci occupiamo sono nello specifico:
Testa, spalle, braccia, costole fluttuanti, bacino, ginocchia, caviglie.
Queste sono le parti del corpo in cui la forza applicata è più efficace e che quando manipolate costringono l’intera struttura a muoversi.

La testa lo ricordiamo fin da bambini, quando durante le lotte meno cruente venivamo afferrati o afferravamo come nell’immagine che segue

cravatta
cravatta

La conoscono perfettamente anche i lottatori di mma, bjj, ma soprattutto chi pratica thai boxe essendo il collo il bersaglio del clinch, una presa che viene usata non solo per immobilizzare e permettere ginocchiate  ma anche per scaraventare a terra l’avversario. Il collo ha una muscolatura molto forte in certe direzioni, ma anche molto debole in altre. Particolarmente vulnerabile verso l’alto in torsione che è poi il modo migliore di sfruttarlo per spezzare l’equilibrio.

Le spinte sulle spalle (così come anche i colpi) fanno ruotare l’avversario esattamente come l’esempio della porta di prima. Se avete letto l’articolo precedente non vi sarà sfuggito come poter sfruttare questa opportunità, la rotazione porterà il baricento avversario fuori dalla base d’appoggio dopo di chè basterà variare la direzione per produrre una caduta. Utilissime anche per passare a prese e proiezioni nonchè strangolamenti e immobilizzazioni da una posizione più sicura, si presta a molteplici applicazioni.

Il braccio, la parte che va dalla spalla al gomito se afferrato (specialmente con due mani) sposta facilmente l’avversario dove vogliamo, cosa che non otterremmo se provassimo a spostarlo afferrandogli il polso (a meno di non applicare una leva). Questa è una tecnica che viene spesso usata dai buttafuori quando il cliente è molesto e lo si deve spingere fuori dal locale senza usare la forza o fargli male.

Le costole, o meglio l’arco delle costole posto a metà strada tra l’ascella e il bacino, poco sopra le fluttuanti lo conoscono invece molto bene i praticanti di arti marziali interne (tai chi, xing yi, bagua) e i praticanti di silat. Le spinte applicate in questo punto costringono il corpo a sbilanciarsi permettendo di ancorarne il piede o variando la direzione di scaraventarlo a terra senza che questi possa trovare appoggio. In quella posizione infatti si impedisce all’avversario di poter usare la sua struttura per trovare l’equilibrio, lasciandolo di fatto in una specie di temporaneo blocco motorio.

Il bacino come le costole modifica l’assetto corporeo. spingendo ad esempio con la pianta del piede o con il palmo della mano la punta del bacino si otterrà una marcata torsione utile per penetrare la guardia e portare tecniche corpo a corpo da una posizione di vantaggio. C’è però da dire che il bacino a causa del gran numero di fasce muscolari addominali è un punto molto più difficile da usare correttamente e richiede molto tempismo e una corretta angolazione. Molto più facile manipolare l’attaccatura coxo-femorale, cioè il punto in cui la gamba si attacca ad esso, in particolare indirizzando la forza a 45 gradi verso il basso. In questo modo l’intera gamba va in tensione rimanendo bloccata al terreno e trascinando il corpo verso terra.

Le ginocchia e le caviglie sono invece bersagli da pressione. ricordiamoci che non parliamo di fratturarle o lesionarle con un colpo, ma di usarle per distruggere l’equilibrio. Le ginocchia possono essere colpite con la pianta del piede all’interno appena sopra l’articolazione appoggiandosi verso il basso, per capirci, come a camminarci sopra.  In questo caso si avrà una rotazione all’esterno e la caduta conseguente all’impossibilità di sostenere il peso del corpo andato fuori base. Stessa cosa dall’esterno o da dietro, ma in questi due casi la pressione va applicata appena sotto l’articolazione, nel caso laterale e appena sopra il polpaccio da dietro costringendo l’avversario a inginocchiarsi.

Infine la caviglia.  Qui il modo migliore per far cadere l’avversario consiste nell’applicare pressione nella zona interna appena sopra il malleolo (quell’ossicino che sporge sopra la caviglia). Anche in questo caso il corpo segue impossibilitato a trovare punto di appoggio incapace di liberare l’arto ( oltre che a causa di un dolore non indifferente).
Qualunque sia la disciplina che praticate provate a usare questi concetti sulle vostre tecniche,  sono sicuro che vi si aprirà un nuovo mondo.

 

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