Equilibrio e bilanciamento nelle arti marziali

Qualunque sia la disciplina che si pratica lo studio dell’equilibrio e del bilanciamento è fondamentale per raggiungere i più alti livelli. Vale tanto per le arti marziali tradizionali quanto per quelle sportive. Diventa addirittura imprescindibile nelle discipline dedicate alla difesa personale.
I motivi sono diversi e tutti importanti. Se la disciplina praticata è basata sui colpi (pugni, calci, gomitate, ginocchiate, testate ecc) l’assenza di equilibrio renderà tali attacchi deboli ed inefficaci.
Se la disciplina fa uso di proiezioni, prese, leve e così via, in assenza di equilibrio si corre il rischio di essere noi a cadere senza che l’avversario faccia praticamente nulla. Infine in difesa personale, cadere e non essere efficaci significa farsi molto male e correre il rischio di venire feriti gravemente e in casi estremi perdere la vita.
Prima di tutto è fondamentale sapere che l’equilibrio non è una cosa statica, così come non lo è il bilanciamento. Il nostro corpo, anche quando apparentemente siamo immobili, contrae e rilassa vari gruppi muscolari nel tentativo di mantenerci in equilibrio. In una persona normale che sta a piedi leggermente divaricati vi sono continue oscillazioni antero-posteriori che si avvertono solo vagamente. Il corpo in pratica risponde a queste oscillazioni di continuo cercando di mantenerci in posizione eretta. Se veniamo spinti all’indietro, il corpo reagisce attivando i gruppi della gamba, coscia e addominali, al contrario se veniamo spinti in avanti si attiveranno i muscoli posteriori di gamba, coscia e i paraspinali. Si tratta dunque di risposte fisiologiche la cui efficacia dipenderà dalla latenza di risposta allo stimolo. Più si invecchia meno saremo in grado di avere una risposta immediata. Nei giovani i movimenti correttivi sono minimi e vengono anche chiamati strategia della caviglia. Negli anziani invece le oscillazioni compensatorie sono maggiori e vengono definite strategie d’anca.
Tralasciando tutti gli altri meccanismi che possono essere inseriti in questa disamina ma che verranno approfonditi nei workshop che la nostra scuola organizza su richiesta degli interessati, aggiungiamo qui che come è noto a tutti, l’equilibrio è gestito dall’apparato vestibolare, ossia da una parte dell’orecchio interno che provvede come una livella tridimensionale (per semplificare) a mandare informazioni al cervello sullo stato del nostro equilibrio e a provvedere alle varie compensazioni.
Ciò detto, è evidente che domande del tipo quale sia la guardia più efficace non sono sensate. Una guardia è efficace solo se inserita in un contesto e se raggiunge lo scopo per la quale si adotta.

Facciamo un esempio pratico:

zenkutsu_dachi
zenkutsu_dachi

Questa è la tipica guardia che si usa nel Karate (ma non solo). Si tratta di una posizione in cui il peso viene portato sul piede anteriore fino al 70% mentre sul posteriore rimane il restante 30%.
Come si può immaginare si tratta di una guardia offensiva. Il suo scopo è quello di portare il peso del colpo in avanti e di resistere a spinte che ci manderebbero a cadere all’indietro. In effetti è molto difficile far cadere all’indietro chi ha assunto questa posizione, al contrario è molto debole in caso di spinte laterali. Se assumendo questa guardia ci spingessero di lato i nostri piedi si incrocerebbero e cadremmo facilmente (come ben sanno ad esempio i praticanti di silat che spesso usano questa debolezza per spazzare l’avversario).
Al fine di poter spiegare meglio alcuni concetti dobbiamo introdurre quello di base d’appoggio e successivamente di baricentro.

Quando si parla di base d’appoggio, limitandoci ad un’analisi scolastica, facciamo riferimento al rettangolo o altra figura geometrica che si forma all’interno dei nostri piedi stando in posizione eretta.

base di appoggio
base di appoggio

A seconda di come posizioniamo i nostri piedi la base può diventare più o meno larga e assumere la forma di un triangolo, di un rettangolo o di un trapezio, parrallelogramma ecc.
Si calcola in modo empirico utilizzando come punti i talloni e la punta del piede.
Affinchè vi sia equilibrio, il nostro baricentro deve cadere all’interno di questa figura geometrica.

Il baricentro è un punto del corpo umano in cui  si applica la risultante delle forze di gravità che agiscono nei diversi punti del corpo umano. La linea passante verticalmente per il baricentro deve cadere all’interno della base d’appoggio affinchè vi sia equilibrio.
Quando ciò non accade, il corpo attiva come già detto una serie di muscoli che lo riportano in equilibrio.
Il baricentro non è un punto statico, varia a seconda delle posizioni che assumiamo. In linea generale possiamo dire che si trova, in posizione eretta, più o meno sopra l’asse orizzontale delle anche e a circa 2/3 tra la parete addominale e la colonna vertebrale. Tuttavia ripetiamolo, non è un punto fisso.
In molte scuole questi principi elementari non vengono spiegati, eppure provate ad immaginare i benefici che si hanno avendo semplicemente presente a colpo d’occhio la direzione in cui un colpo, una leva o una proiezione devono essere applicati per produrre la perdita dell’equilibrio avversario e allo stesso tempo massimizzare la nostra tecnica.

Facciamo un ulteriore passo avanti.

piani corpo umano
piani corpo umano

nella figura sopra sono raffigurati i tre piani, sagittale, frontale e trasversale.
Perchè sono importanti?
Mettiamo il caso che durante un combattimento vogliamo far perdere l’equilibrio all’avversario. Abbiamo compreso qual’è la sua base d’appoggio e sappiamo dove spostare il baricentro. Tiriamo ( o spingiamo indietro o lateralmente) ma l’avversario semplicemente sposta un piede e non succede nulla.
Questo avviene perchè come detto all’inizio il corpo reagisce automaticamente ricercando l’equilibrio attraverso l’attivazione di gruppi muscolari. A parte qualche tecnica specifica che richiede una sola direzione (ma anche un fulcro) lo squilibrio in realtà si ottiene solamente agendo contemporaneamente su due direzioni. Ad esempio, prendiamo il caso della testa. Se spingiamo sotto il mento in alto e all’indietro l’avversario viene sbilanciato. Mette un piede indietro e non cade. Affinchè l’avversario cada è indispensabile che dopo aver spinto la testa verso l’alto la spinta continui in direzione terreno o lateralmente verso terra. In seguito a ciò il corpo seguirà la direzione della spinta, il baricentro uscirà dalla base d’appoggio e l’avversario cadrà.
Se spingiamo una pesona sul petto questa in assenza di ostacoli semplicemente camminerà all’indietro ritrovando il suo equilibrio. Se alla spinta all’indietro aggiungiamo una torsione sul piano trasversale si solleverà su una gamba e cadrà non avendo più modo di trovare la base d’appoggio.
Al fine di rendere queste tecniche maggiormente efficaci è necessario avere bene in mente l’anatomia del corpo umano per massimizzare le direzioni della forza anche in base alla struttura anatomica con cui abbiamo contatto.
Il nostro suggerimento è di soffermarsi mentre si provano le tecniche in palestra ad osservare come questi principi siano applicati e a provare con i vostri partner le possibili variazioni ed applicazioni pratiche.

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