Freezing, letteralmente congelamento è il termine con cui viene indicato lo stato di paralisi in cui possiamo incorrere a seguito di un evento che ci provoca una forte paura.
Nel regno animale è una tattica difensiva istintiva. Fingersi morti, rimanere immobili, sono alcuni dei meccanismi che permettono alle prede di sfuggire alle attenzioni dei predatori. Funziona? A volte si, dipende dal predatore.
Rimanendo nel mondo animale, dobbiamo tenere in mente che uno degli istinti principali è proprio quello predatorio, che molto spesso viene attivato dal movimento più che da altri tipi di stimoli. Non serve aver avuto a che fare con un animale selvatico, basta pensare al gatto o al cane di casa, capaci il primo di correre dietro a gomitoli rotolanti per ore e il secondo a inseguire qualunque cosa corra. Gli incidenti tra cani e bambini spesso accadono per questo motivo, il bimbo cerca di scappare, il cane lo considera una preda con tutte le drammatiche conseguenze del caso. Anche gli adulti che corrono di fronte al cane aggressivo fanno scattare lo stesso meccanismo, quindi benchè terrorizzati, cercate di non farlo.
Per gli umani le cose sono molto simili ma più complesse.
L’evoluzione ci ha privati dell’istinto predatorio primordiale, lo abbiamo in molti modi sublimato. Ci sono casi in cui però in sottofondo rimane e può scattare. Se pensiamo agli atti di bullismo, possiamo senz’altro notare che molto spesso se la vittima indietreggia il bullo di turno aumenta la sua aggressività, mentre se avanza i tempi di aggressione si dilatano complici i meccanismi di valutazione di chi si ha di fronte.
Per molti anni, e perfino oggi, in molti ambienti si parla della reazione flight or fight ossia fuggire o combattere di fronte a un’aggressione.
Su questi termini si sono costruite un mucchio di teorie, a volte anche bislacche ma che permettono di vendere corsi tanto di pseudopsicologia quanto di difesa personale.
Quindi prima di proseguire lo dico chiaramente:
Allo stato attuale, ci sono diversi studi, anche molto approfonditi sui meccanismi della paura, tuttavia non vi sono certezze nè esercizi che possano dirsi universalmente validi per modificare le reazioni alla paura.
Quando vi vendono corsi generici su come superarla, sappiate che per quanto in buona fede possa essere chi li propone, sono spesso illusori, destinati a creare false certezze che si sgretoleranno al primo verificarsi dell’evento temuto.
Cominciamo quindi a parlare di quanto si sa allo stato attuale.
Nell’essere umano, contrariamente agli animali, ci sono quattro tipi di reazioni ad un evento reale o immaginario che causa paura.
Sono dette le 4 F
– Flight
– Fight
– Freeze
– Faint
ossia fuggire, combattere congelarsi e svenire.
Questi stati sono definiti Cascade defense poichè nessuno di essi è separato dagli altri, ma si tratta di una vera e propria sequenza innescata dalla paura.
Di questa sequenza, la prima è il freezing, uno stato di attesa atto a stabilire se fuggire o combattere. Svenire è l’ultima risorsa.
Prima di addentrarci nella scienza vera e propria, useremo un caso semplice e comprensibile.
Stiamo camminando nel bosco e notiamo un movimento tra i cespugli. Il corpo si immobilizza (freezing) ed entra in uno stato di ipervigilanza definito arousal. Tutti i sensi si tendono per identificare cosa abbia provocato il rumore e se rappresenta un pericolo per noi.
Scopriamo che si tratta di un cane randagio. Se il pericolo è abbastanza distante ci allontaniamo (Flight) se ormai è troppo tardi e veniamo attaccati proveremo a difenderci con quello che abbiamo (fight). Se infine non abbiamo più forze o risorse, il cervello incapace di sopportare ulteriormente il dolore o come ultimo tentativo di far allontanare il predatore, ci fa svenire.
Questo schema è abbastanza comune, diciamo il più comune, tuttavia è importante ricordare che contrariamente agli animali, l’essere umano ha una serie di meccanismi che identificano il pericolo e lo amplificano o lo sottostimano in base all’esperienza, all’immaginazione, ad eventi che colleghiamo anche indirettamente, all’ambiente, all’umore del momento e così via.
Questo è il motivo per cui tutte le teorie, esercizi generici, tentativi di addestramento al pericolo non possono essere strumenti universali in un qualunque corso. Ogni persona è a sè, per ciascuno servirebbe un percorso differente e tagliato su misura che richiede molto tempo prima di poter dare i suoi frutti e che potrebbe anche fallire alla prova del 9.
Quindi, il freezing è uno stato d’attesa, lo abbiamo definito così per semplicità. Scientificamente è un fenomeno più complesso.
Tutte le parti della Cascade defense hanno in comune l’attivazione o la soppressione di alcune funzioni dell’amigdala, ipotalamo, sostanza grigia periacquale, nervi vago e simpatico.
Kasia Kozlowska, Peter Walker, Loyola McLean, e Pascal Carrive, hanno condotto uno studio molto approfondito utilizzando vari strumenti diagnostici e di imaging per la Harvard Review of Psychiatry
Le conclusioni a cui sono giunti sono che sebbene le parti coinvolti nella cascade sono comuni, ogni stadio attiva una via diversa che produce appunto la relativa risposta.
In particolare, il freezing sembra essere causato dal rilascio di sostanze oppioidi in seguito allo stimolo sulla sostanza grigia periacquale, o meglio dal ramo laterale, in quanto tale area del cervello è in grado di stimolare anche la secrezione di sostanze non oppioidi le quali attivano, per contro, le risposte attive della cascade (Flight e Fight).
Questo meccanismo di rilascio è uno dei motivi per i quali i movimenti fini vengono inibiti e risulta impossibile coordinarsi come negli stati non alterati.
Poichè la materia è davvero ostica, mi riservo di trattarla in eventuali workshop su richiesta degli interessati.
Quello che senz’altro possiamo dire in conclusione è che dobbiamo sempre immaginare che certi processi sono simili alla digestione, possiamo decidere cosa mangiare, possiamo in caso di emergenza liberare lo stomaco dal cibo ingerito con due dita in gola, ma superato lo stomaco, il processo di digestione segue la sua strada e non possiamo farci più nulla. Idem per la cascade defense, possiamo lavorare sul prima, ma una volta in essere non c’è nulla che possiamo fare.
Buon lavoro a tutti.