Il condizionamento delle ossa nelle arti marziali

Il condizionamento delle ossa nelle arti marziali è qualcosa su cui si discute spesso.
In questo articolo cercherò di dare una panoramica e qualche esercizio sul condizionamento delle stesse. Anzi partirei proprio da questo secondo punto avendo notato che purtroppo c’è una certa confusione e luogo comune che impera anche tra praticanti di vecchia data.Useremo come oggetto di studio le ossa delle mani, che sono quelle il cui condizionamento è ricercato in moltissimi stili.
Probabilmente la parola makiwara o l’esercizio con i sacchi di fagioli, sabbia e addirittura palline di ferro dentro cui affondare le mani sono note a tutti. Per le tibie è altrettanto noto il calciare contro l’alberello di banano o le canne di bambù e le considerazioni che faremo per le mani si potranno applicare adattandole anche ad esse.
Indubbiamente passare anni a fare questi tipi di lavori rende le ossa e la pelle molto dense, i calli diventano visibili sulla pelle delle nocche e internamente si forma anche un callo osseo. Quest’ultimo altro non è che una calcificazione delle stesse nel tentativo di sanare le microfratture provocate da tali pratiche. Il meccanismo della modificazione delle ossa è stato studiato scientificamente dal medico Julius Wolff alla fine del 1800 ma ovviamente è ben noto da molti secoli. tale legge dice che: “Le variazioni funzionali o morfologiche delle ossa determinano alterazioni della struttura della sostanza ossea e dei cambiamenti della conformazione esterna delle ossa”.
Ora, molti pensano che siano i calli ossei a rendere la mano tanto resistente da poter colpire una superficie dura senza subire danni gravi e fratture. In realtà si tratta di un meccanismo diverso.
Vediamo come sono fatte le ossa del corpo umano. Senza che questo articolo diventi un trattato di medicina, semplifichiamo un po’ occupandoci solo di quanto ci può interessare.
Dividiamo le ossa in lunghe, brevi e  piatte. Internamente ad esse c’è un tessuto spugnoso costituito da alcune strutture dette trabecole che delimitano gli spazi i quali contengono a loro volta grasso e midollo rosso. Questa parte spugnosa conferisce leggerezza ed è particolarmente presente nelle ossa lunghe.
Nei bambini questo tipo di struttura spugnosa è prevalente. Man mano che si cresce diventando adulti,  l’osso comincerà a diventare più denso e compatto e la parte esterna sarà formata da lamelle addossate l’una all’altra le quali lasciano libero solo uno spazio centrale tra esse dove passeranno nervi o vasi sanguigni. La figura che segue illustra tutti i tessuti di cui l’osso è formato.

Ora che abbiamo più o meno chiara la struttura dello stesso passiamo specificatamente alle parti che andiamo a condizionare. La mano è composta da 27 ossa e 19 articolazioni.
L’uso del makiwara o di altri strumenti da percuotere va a condizionare l’area corrispondente alle nocche di indice e medio, più specificatamente le ossa lunghe del metacarpo. Queste tuttavia sono collegate ad un gran numero di piccole ossa che interagiscono tra loro in un sistema preciso come gli ingranaggi di un orologio. Va da sè che colpendo qualcosa queste verranno sollecitate e ne saranno coinvolte.

Come dicevo sopra, c’è una certa confusione su come funziona il condizionamento. La leggenda più comune è che  il modo migliore di allenarsi è procurandosi microfratture. L’osso sanandosi crea il famoso callo osseo che permetterà alla mano di resistere agli urti.
Corretto, ossia, questo succede allenandosi in modo sconsiderato
. Fate questo allenamento e nell’arco di pochi anni finirete col passarne molti a curare artriti e artrosi  oltre che possibili problemi di disallinamento osseo e di circolazione.
Rileggiamo lo studio di Wolff adesso che ci è più chiara l’anatomia della mano.
Wolff non parla affatto di condizionamento basato sul trauma, il suo studio rileva  semplicemente che  le trabecole dell’osso spugnoso si vanno a distribuire secondo le linee di forza che agiscono su di esse modificandosi in base alla direzione di questa forza.
In particolare Wolff fa riferimento alla forza di gravità. se non ci fosse questa forza che ci spinge verso la terra, le nostre ossa sarebbero fragilissime.
Queste modificazioni di struttura fanno si che le ossa diventino più resistenti nella direzione in cui si verrà a creare  una nuova necessità fisiologica.  Non si tratta di un adattamento facile, per dire, chi fa body building sa che c’è una fase di demolizione e una di ricostruzione del muscolo. Idem per le ossa.
Quindi si, in qualche modo la legge di Wolff si può applicare al lavoro di percussione su una superficie dura, facendo credere al cervello che quel tipo di trauma da colpi sia una funzione nuova delle ossa coinvolte. Il lavoro però deve essere costante e fatto con forza progressiva.

Tuttavia esiste una forma più semplice e meno distruttiva, come ad esempio le flessioni sulle nocche. Queste, essendo fatte nella stessa direzione di un ipotetico pugno, disporranno le trabecole nella direzione voluta ma senza traumi di grossa entità. 
Alcuni stili di kung fu iniziano (e spesso finiscono anche) colpendo un sacchetto di riso o altro materiale (sabbia, legumi) col palmo e col dorso lasciando cadere la mano sopra naturalmente usando la forza di gravità. Solo nel tempo si passa allo stesso esercizio usando la struttura del corpo nella sua interezza. Questo è un ottimo esercizio, richiede molto più tempo, ma di sicuro salveremo le nostre preziose mani raggiungendo lo scopo che vogliamo. Consideriamo anche che così facendo alleneremo non solo le nocche ma anche le altre parti della mano che possono essere usate per colpire. Un’altro tipo di allenamento, quello dei contenitori di legumi, ha il vantaggio che se si chiude il pugno, una volta affondato nel materiale, si rafforzano anche tendini e presa.
La mano ricordiamolo, non ha come prima funzione quella di colpire, ma è un organo sensibile e deputato soprattutto alla manipolazione delle cose.
A chi invece preferisce il Makiwara o altri metodi duri raccomando fortemente di scordarsi l’ego e di lavorarci con progressività e pazienza. Come sempre, buon lavoro a tutti.

 

 

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