Sviluppare le abilità marziali è l’equivalente di crescere. Osservare un bambino che inizia a camminare è un ottimo modo per fare un parallelo ed è anche un modo per introdurre alcuni concetti su cui si basa il lavoro di Ars defendendi.
La capacità di movimento di un neonato è limitata da moltissimi fattori, pertanto durante i primi mesi sono presenti principalmente solo i riflessi arcaici. Tra questi il Riflesso di deambulazione automatica
Il bambino tenuto eretto e appoggiato con i piedi, cercherà automaticamente di estendere e flettere le gambe, riproducendo l’automatismo della camminata. Il riflesso scomparirà dopo circa 2 mesi. Questo è un riflesso presente in ogni neonato sano, ed è molto diverso dai tentativi di camminare che farà successivamente. Infatti crescendo il movimento sarà intenzionale.
Vediamo come si compone il movimento di un adulto a livello psicomotorio:
- Si forma l’intenzione dell’azione motoria
- Si compone la strategia su come eseguirlo e mantenerla
- Si confronta l’intenzione con l’effetto ottenuto
Affinchè questo riesca, prima di eseguire un gesto il nostro cervello ricerca nella nostra memoria la configurazione generale del movimento, dopodichè trasmette una serie di comandi codificati ai centri motori.
Tenete bene a mente questo processo, in quanto è la base della didattica in qualunque disciplina.
Analizziamo adesso meglio le varie fasi.
Cosa faccio
L’ intenzione motoria si forma attraverso uno stimolo. Se ad esempio si ha sete e sul tavolo c’è un bicchiere d’acqua, allungheremo la mano per bere. Questo movimento è intenzionale, contrariamente ad altri il cui schema è di tipo riflesso, quali ad esempio ritirare la mano da un oggetto bollente.
La differenza tra il movimento di tipo intenzionale e quello causato da riflesso consiste nel fatto che hanno velocità e controllo completamente diversi. Questo accade perchè tutto ciò che facciamo intenzionalmente passa per più processi. Infatti adesso vediamo il ruolo della memoria e dell’apprendimento.
Come lo faccio
La Strategia è un processo decisorio che richiede l’intervento di più aree del cervello. Il processo che descriviamo vale in situazioni ordinarie, tra le quali possiamo annoverare un allenamento o una lezione in palestra.
Innanzi tutto apprendiamo i gesti in due modi, attraverso i neuroni specchio, osservando altri fare la stessa cosa, oppure attraverso l’esperienza diretta, per tentativi esperienziali. Tipicamente in una palestra, il maestro mostra la tecnica e gli allievi la provano finchè non riesce. In questo caso entrambi i processi vengono messi in moto. Sono di tipo cognitivo, ossia si impara come si fa osservando e provando, e in genere dopo averli provati qualche centinaio di volte sono ben acquisiti. In questa fase di acquisizione la memoria registrerà un gran numero di fattori, e il sistema motorio regolerà forza, velocità direzione, catene muscolari e tutto quanto servirà a rendere l’esecuzione del gesto corretta in base alla terza componente:
Quali risultati ottengo
Questa è la componente finale del processo che risiederà nella memoria e che farà in futuro parte del bagaglio attraverso cui in seguito agiremo in relazione al movimento. Memorizzeremo appunto quale sia il corretto uso del nostro corpo nelle varie circostanze future in forma analogica. Ad esempio, per tornare al bicchiere di prima, sapremo con quanta forza afferrarlo senza stringerlo eccessivamente fino a romperlo ma senza farlo cadere. Inconsapevolmente avremo memorizzato peso, forma, punto di equilibrio, posizione del corpo, tipo di sforzo, misure e un altro incredibile numero di informazioni di cui non saremo consci.
Quindi, l’adulto che cammina è un bambino che ha interiorizzato il processo psicomotorio. Il solo atto di camminare, una delle attività base dell’esistenza di qualunque essere è un processo molto complesso. Estremamente molto più complesso nell’esecuzione delle tecniche di arti marziali, in quanto quasi sempre contro-istintivo o costruito su un complesso strategico più generale.
E come una camminata, il nostro viaggio partirà da qui…